Vi presentiamo oggi l’intervista a Luca Veronesi, uno dei membri più attivi della nostra community fotografica e che è risultato vincitore in alcuni dei nostri contest fotografici.
Una variegata esperienza di vita che gli ha insegnato a percepire il mondo e a progettare le immagini in modo unico, l’avversione per le marche blasonate e il culto dell’attrezzatura, composizioni animate da forti contrapposizioni cromatiche e l’amore per le scale di grigio.
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Lavoro per diverse agenzie di promozione, distribuzione e produzione cinematografica come post-producer, designer web, fotografo e montatore video freelance. Adoro questo lavoro, non farei a cambio con gli altri mille che ho fatto in passato. In tal senso, ho accumulato esperienze singolari ed eterogenee, per caso e per indole: dal Centro Ecologia all'animazione turistica, passando per un negozio di videogames.
Penso che ogni esperienza che viviamo si rifletta in ciò che siamo e sulla nostra personale percezione e comprensione del mondo. La mia unica costante negli anni è stata l'immagine: come visione e rappresentazione del nostro “io” interiore, prima ancora di diventare una progettualità insita in una sequenza di scatti. Ho sperimentato molte passioni, intense e vitali; importanti ognuna a suo modo per costruire ciò che son diventato, differenti e a volte in antitesi all'apparenza, ma in realtà una complementare all'altra: scrittura, musica, arti marziali, ballo, boxe. Altrettanti gli hobby: cinema, teatro, lettura, viaggio. Tutto questo è un viaggio, alla ricerca di se stessi, alla ricerca di un’immagine che esprima ciò che siamo, e come il mondo appare al nostro sguardo.
La fotografia è esistere, è mettere a nudo e mostrare un pezzetto di noi. Un processo a volte doloroso, altre volte divertente o liberatorio, ma in ogni caso un'intima condivisione del nostro mondo. Nel contempo è narrazione, perfezione, bellezza. Non può, però, divenire una mera ricerca estetica, altrimenti ogni scatto diviene vuoto e senz'anima. E questo si percepisce.
I primi approcci sono stati con la camera oscura e il bianco e nero. A quel tempo frequentavo soltanto corsi tenuti dall'insegnante delle scuole medie. Era una vita fa. Non avevo i soldi per permettermi un’attrezzatura seria, anche se fu allora che nacque in me l'esigenza di entrare in quel mondo. I miei inizi seri e mirati risalgono a una quindicina di anni fa, ma fu solo nel 2005 che ho avuto i primi riscontri, perlomeno a livello di post-produzione. La Fotografia, pur facendo parte del mio lavoro, prese piede più tardi. Questa evoluzione la devo a quelli che furono ben più che dei maestri: degli ispiratori e degli amici.
L'aspetto che amo di più è poter comunicare qualcosa: sensazioni, sentimenti, emozioni e magia. Farli respirare attraverso uno scatto. Riuscire in tale intento mi rende felice e restituisce un senso a ciò che sono. L'altro aspetto che adoro è la sorpresa di fronte alla foto di un altro fotografo, o un altro punto di vista che io non avrei colto. C'è così tanto da imparare e tutto ciò è magnifico! Il momento che adoro di più? Quando collego la macchina al pc per vedere gli ultimi scatti. E' come scartare un pacco regalo.
L'aspetto che invece non amo di questo mondo è la poca umiltà. Tra i fotografi è raro trovarne. Credo non esista un fotografo migliore di un altro in senso stretto. Possono esserci conoscenze tecniche superiori e quelle son date da studio ed esperienza sul campo e su un determinato genere fotografico, quello sì. Ho conosciuto fotografi i cui scatti perfetti e magnifici da molti punti di vista comunicavano quanto una patata bollita, e ho conosciuto fotografi inferiori tecnicamente, i cui scatti imperfetti possedevano un senso estetico e una grazia unici. La tecnica si impara, il cuore o si ha o non si ha. L'ipercriticità dei così detti “bravi fotografi” verso tutto quello che non è perfetto trovo sia sintomo di ignoranza e di una mente e di un animo limitati.
Che domanda orribile! Come se fosse l'attrezzatura e non il fotografo a "fare" la foto. Amo viaggiare leggero e l'attrezzatura, di norma, si adatta a questo principio. Attualmente come corpo macchina ho una Canon 6D e ho un unico treppiede in fibra di carbonio, non di una marca blasonata ma un “low cost” testato e perfetto. Ah, dimenticavo: io sono per il “low” quando possibile e per il "crearsi", a volte, attrezzatura come riflettenti, diffusori e modificatori. E' sorprendente cosa si possa realizzare con un pò di fai-da-te! Poi, mi seguono sempre un versatilissimo 24-105 Canon, un immancabile “cinquantino” e un 70-300 Canon che spesso però lascio a casa dato che è un linguaggio che francamente mi appartiene poco: poca tridimensionalità, poca immersione, troppo distacco, come uno spettatore in una tribuna lontana. Poi bla bla bla... mi pare la lista della spesa... è davvero questo la fotografia? Perciò mi fermerò qui, ma spero di aver dato il contentino ai più tecnici. Da poco mi sto interessando agli obiettivi vintage: è un mondo da scoprire!
Un lavoro che ha comportato più tempo di quel che avevo preventivato è stato quello per un B&B del 1300. Un posto magnifico con un’atmosfera unica. La padrona era giustamente esigente. Francamente la cosa non mi ha disturbato, anzi! Io son parecchio pignolo nel lavoro ed è stato uno stimolo ulteriore per dare il meglio e per rivedere e dirigere il progetto nella direzione migliore.
Colore preferito, vediamo... Non c'è. Penso che ogni colore sia funzionale alla scena e alle emozioni. Posso dirvi quelli che sono più presenti nelle mie foto: le scale di grigi, che anche se non sono "letteralmente" dei colori sono comunque un punto focale di molti miei scatti. A volte, specialmente su progetti miei o in cui ho una certa libertà espressiva, lavoro con forti “desaturazioni”, altrimenti ovviamente con il bianco e nero. Amo le contrapposizioni, i contrasti e lo studio della luce più che l'utilizzo di singoli e specifici colori. In generale sono molto presenti il blu, il verde e i colori della terra. Amo particolarmente a livello visivo quelli vivaci di un tramonto, anche se i tramonti, per quanto belli ed emozionanti dal vivo, in foto li trovo per lo più banali.
Per caso. Se non ricordo male tramite una pubblicità su Facebook. Di norma non le considero molto, ma quella in particolare mi ha incuriosito e ha attirato la mia attenzione.
Per quanto riguarda i fotografi, eccoli, assieme alle loro opere che mi hanno colpito.
Luca Venturini: fogDay, Namibian Boy.
Claudia Cavalleri: Sovraccarico di miseria
Elisabetta Giuliani: Iceland, Giappone.
Davide Boldo: Linee e geometrie, People.
Poi ci sono scatti singoli di altri fotografi che potrete trovare tra i miei preferiti.
Le persone: lo sguardo, l'espressività, gli occhi e la spontaneità.
La Street Photography. Generalmente non amo categorizzare, ma per intenderci la foto vera, non costruita, la foto “di strada”. Perché ritrae un istante, fuggevole e irripetibile.
In ultimo, le atmosfere.
Una sensazione. Alcune volte, qualunque cosa stia facendo o in qualunque luogo io mi stia recando, devo fermarmi e scattare. E' più forte di me.
Chi non ne ha mai fatto uno scagli la prima pietra! Senza contare che non è un’invenzione recente, francamente è sempre esistita. Credo possa essere la banalità espressiva per eccellenza, così come uno splendido mezzo creativo se direzionato e consapevole.
Quando mi chiedo, vedendo un suo scatto, se potrò mai creare qualcosa di tanto bello.
Ogni luminosità è perfetta, perché è il fotografo a renderla tale. Ovviamente, a chi non piace la luce diffusa dei bei nuvoloni bianchi, o la luce dell'alba o del tramonto?! Fermarsi a queste sarebbe riduttivo, non trovate? Possiamo usare la luce, trasformarla e sfruttarla, qualunque ora del giorno sia. Non amo particolarmente scattare in condizione da studio, sebbene sia indubbio che lì il controllo sia totale. Piuttosto, se possibile, amo mescolare luce naturale e luce artificiale, cosa certo non facile e che a volte non dà i risultati sperati. Dopotutto, l'imprevedibilità e l'improvvisazione fanno parte del gioco e lo rendono sicuramente più divertente.
Molti. Ma quali siano è un segreto.
Senza ammorbare nessuno, la pubblicherò nel mio diario di Facebook e la invierò personalmente ai miei amici più cari.
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